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Il Mobbing

La legge della Regione Lazio (art. 2, comma 1), definisce come Mobbing: atti e comportamenti discriminatori o vessatori protratti nel tempo, posti in essere nei confronti di lavoratori dipendenti, pubblici o privati, da parte del datore di lavoro o da soggetti posti in posizione sovraordinata ovvero da altri colleghi, e che si caratterizzano come una vera e propria forma di persecuzione psicologica o di violenza morale.

Il mobbing è riconosciuto come malattia professionale dall’INAIL ed è indennizzabile ai sensi dell’art. 13. del D. Lgs 38/2000.

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I SETTE PARAMETRI CHE INDIVIDUANO IL MOBBING secondo il modello di Ege

1 - AMBIENTE LAVORATIVO
- La situazione problematica deve riguardare il posto di lavoro
- Il mobbing deve essere legato « da un rapporto di causalità esclusivo o almeno preminente e diretta deguata e preminente ».
  (Mascaro et al. 1993, 91).
- Il mobbing può essere una concausa

2 - FREQUENZA
- la cadenza delle azioni ostili è di alcune volte al mese
- In alternativa occorre riscontrare la situazione definita “Sasso nello stagno” (Ege, 2002), per la quale:
 
* è presente una singola azione ostile principale, che determina conseguenze sulla persona quotidianamente ed
   “internamente”, anche dopo che la prima azione è finita
  * l’azione principale è accompagnata e/o seguita da almeno altre due azioni ostili secondarie, appartenenti ad
    una categoria diversa da quella dell’azione principale
  * le azioni secondarie sono attuate da persone diverse rispetto a chi ha attuato l'azione iniziale (es. i colleghi di lavoro)
 
* le azioni secondarie hanno una cadenza di almeno alcune volte al mese”. (Ege, 2002)

3- DURATA
- la situazione conflittuale sul posto di lavoro deve durare da almeno 6 mesi; o solo 3 mesi se la frequenza degli attacchi è quotidiana e se sono riferite azioni appartenenti ad almeno tre delle categorie previste dal LIPT Ege

4- TIPO DI AZIONI
Leymann ha elaborato una lista di 45 azioni ostili, divise in cinque categorie:
A)attacchi ai contatti umani e alla possibilità di comunicare
B) isolamento sistematico
C) cambiamenti delle mansioni lavorative
D) attacchi alla reputazione
E) violenze e minacce di violenze
.

5- DISLIVELLO TRA GLI ANTAGONISTI
La vittima si deve trovare sempre in una posizione di svantaggio (dislivello di potere) rispetto alla persona con la quale è presente la vicenda conflittuale. Possono essere individuate tre tipologie di mobbing:
1- mobbing orizzontale: la vessazione coinvolge soggetti che ricoprono la stessa posizione gerarchica all'interno dell'organizzazione.
2- mobbing verticale discendente: la vessazione viene esercitata da una persona in posizione gerarchica superiore rispetto alla vittima.
3- mobbing verticale ascendente: la vessazione viene esercitata da una persona in posizione gerarchica superiore rispetto allavittima (avviene in rari casi).

6- ANDAMENTO SECONDO FASI SUCCESSIVE secondo il modello Ege
- pre fase: Condizione Zero
- fase 1: Conflitto mirato
- fase 2: Inizio del Mobbing
- fase 3: Primi sintomi psico-somatici
- fase 4: Errori ed abusi dell'Amministrazione del Personale
- fase 5: Serio aggravamento della salute psico-fisica della vittima
- fase 6: Esclusione dal mondo del lavoro

7- INTENTO PERSECUTORIO
L'aggressore deve avere un chiaro scopo negativo nei confronti della vittima”. (Ege,2002). L’intento persecutorio è dato da tre fattori: lo scopo politico, l'obiettivo conflittuale e la carica emotiva.
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Quali sono le situazioni che vanno prese in considerazione in termini di probabilità per individuare il Mobbing?

- trasferimenti ingiustificati del dipendente
- emarginazione o isolamento del lavoratore
- dequalificazione, demansionamento e svuotamento delle mansioni
- continuo sovraccarico di lavoro
- rimproveri/richiami continui e ingiustificati
- sottrazione di compiti e responsabilità caratteristiche delle mansioni con eventuale assegnazione ad altri dipendenti
- molestie sessuali, fisiche, psicologiche- calunnie sistematiche
- offese personali
- minacce od atteggiamenti miranti ad intimorire ingiustamente, umiliare, ridicolizzare
- critiche immotivate e atteggiamenti ostili- delegittimazione dell’immagine (di fronte a colleghi ed a soggetti estranei
   alla struttura)
- esclusione od immotivata marginalizzazione dell’attività lavorativa
- attribuzione di compiti eccessivi (che possono ad esempio provocare seri disagi in relazione alle condizioni fisiche e
   psicologiche del lavoratore)
- attribuzione di compiti dequalificanti (in relazione al profilo professionale del lavoratore)
- impedimento sistematico ed immotivato all’accesso a notizie ed informazioni inerenti l’ordinaria attività di lavoro
- esercizio esasperato ed eccessivo di forme di controllo nei confronti del lavoratore tali da produrre danni o seri disagi
- discriminazioni di tipo sessuale, di razza, di lingua o di religione

I fattori di esclusione:

- le difficoltà sul lavoro devono essere verificabili e documentabili tramite riscontri altrettanto oggettivi e non suscettibili di
  discrezionalita` interpretativa
- non devono essere conseguenti a fattori organizzativo/ gestionali legati al normale svolgimento del rapporto di lavoro (nuova
  assegnazione, trasferimento, licenziamento)
- non devono riguardare dinamiche relazionali comuni agli ambienti di lavoro o a quelli di vita quotidiana (ad esempio:
  conflittualita`interpersonali, difficolta` relazionali o condotte riconducibili a comportamenti puramente soggettivi )

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LE CONSEGUENZE DEL MOBBING: il dannoBiologico

Il Danno Biologico consiste nella menomazione dell'integrità psicofisica del soggetto suscettibile di valutazione medico-legale.

Alcune delle piu significative conseguenze del Mobbing:

- disturbi del tono dell’umore- disturbi psicosomatici- alterazione del comportamento- disturbi d’ ansia (fobie, attacchi di
  panico, disturbo d’ansia generalizzato, disturbo ossessivo compulsivo)- più raramente si manifestano disturbi psicotici.

Nei casi in cui la sofferenza psichica è esclusivamente legata alle angherie subite, due sono in genere gli inquadramenti diagnostici:

1- la sindrome da disadattamento
2- la sindrome post traumatica da stress.
(Distinguiamo il disturbo post traumatico dal disturbo acuto da stress)

1- La sindrome da Disadattamento.
E’ caratterizzato dalla presenza di sintomi comportamentali o emotivi, in risposta a fattori stressanti identificabili. Il disturbo si manifesta entro 3 mesi dall’insorgenza di tali fattori. I sintomi manifestati sono clinicamente significativi e determinano la compromissione significativa del funzionamento (sociale, lavorativo, ...) dell’individuo.Una volta che l’individuo abbia superato i fattori stressanti o le loro conseguenze, i sintomi non persistono per un periodo di 6 mesi ulteriori.Occorre specificare se si tratta di un disturbo :
*acuto (i sintomi persistono per meno di 6 mesi)
*cronico (i sintomi persistono per piu di 6 mesi, in risposta ad un fattore stressante cronico o ad un fattore stressante con conseguenze protratte).Sulla base della sintomatologia riscontrata, si distinguono i seguenti sottotipi:
- Con umore depresso: prevalgono sintomi come umore depresso, sentimenti di perdita della speranza, facilità al pianto.
- Con ansia: Sono predominanti sintomi come irritabilità, preoccupazione, irrequietezza.
.- Con ansia e umore depresso: è presente una combinazione di ansia e umore depresso.
- Con alterazione della condotta: la manifestazione predominante consiste in una alterazione della condotta che comporta la violazione di norme o regole sociali inappropriate per l’età adulta (ad es. guida spericolata, risse, atti di vandalismo...), o dei dirittidegli altri.
- Con alterazione dell’emotività e della condotta: le manifestazioni dominanti sono sia i sintomi emotivi (ansia, umoredepresso..), che l’alterazione della condotta
.- Non specificato: Si e’ in presenza di reazioni maladattive (lamentele fisiche, inibizione, ritiro sociale..) non classificabili come unodei precedenti sottotipi elencati.

2.A - Il Disturbo post traumatico da stress. Si può manifestare in conseguenza dell’esposizione ad un evento traumatico, durante il quale l’individuo ha vissuto o ha assistito a situazioni che hanno implicato morte, gravi lesioni, minaccia di morte o dell’integrità fisica propria o di altri. In tali situazioni la persona ha manifestato sentimenti di paura intensa, orrore, impotenza.
Caratteristiche:
- difficoltà ad addormentarsi
- scoppi di collera, irritabilità
- ipervigilanza
- risposte di allarme esagerate
Sono inoltre presenti almeno tre dei seguenti elementi:
- sforzi pper evitare pensieri e sensazioni associate al trauma
- sforzi per evitare persone e luoghi che ricordano la situazione traumatica
- incapacità a ricordare alcuni aspetti del trauma- riduzione dell’interesse per le attività significative
- sentimenti di estraneità o distacco verso gli altri- affettività ridotta
- sentimenti di diminuzione delle prospettive future

2 . B - Il Disturbo acuto da stress. Si può manifestare in conseguenza dell’esposizione ad un evento traumatico, durante il quale l’individuo ha vissuto o ha assistito a situazioni che hanno implicato morte, gravi lesioni, minaccia di morte o dell’integrità fisica propria o di altri. In tali situazioni la persona ha manifestato sentimenti di paura intensa, orrore, impotenza. Durante o in conseguenza dell’evento stressante la persona ha manifestato almeno tre dei seguenti sintomi dissociativi:
- sensazione di insensibilità, mancanza di reattività emozionale (non ricorda aspetti importanti del trauma)
- minore consapevolezza dell’ambiente circostante- derealizzazione
- depersonalizzazione
- amnesia dissociativa
La persona rivive l’evento traumatico attraverso immagini, pensieri, sogni, flashback e tende ad evitare gli stimoli che ricordano il trauma. Presenta sintomi marcati di ansia, irritabilità, difficoltà del sonno, irrequietezza.
 Il disturbo, che dura da 2 giorni a 4 settimane e si manifesta entro 4 settimane dall’evento traumatico, causa disagio significativo o determina compromissione delle attività edll’inidviduo (lavoro, relazioni sociali), o compromette la capacità di eseguire compiti fondamentali.

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La certificazione dello Psicologo

Nel procedimento di richiesta di risarcimento dei danni subiti dal lavoratore vittima di Mobbing, lo Psicologo effettua la certificazione del danno psichico riportato dal lavoratore stesso.

L'obiettivo è quello di verificare e valutare lo stato clinico e la sintomatologia espressa in relazione alla situazione conflittuale sul posto di lavoro. E' importante poter stabilire un nesso causale o concausale tra la sintomatologia riportata dal soggetto e il Mobbing subito: i disturbi lamentati devono essere oggettivamente riconducibili - dal punto di vista qualitativo, quantitativo e modale - al fatto lesivo.Il danno psichico subito della vittima deve essere durevole, oggettivo e deve interferire con il funzionamento (sociale, lavorativo, ecc.) dell’individuo.

A tale scopo lo Psicologo effettua una accurata indagine anamnestica e diagnostica per la quale utilizza in genere i seguenti strumenti:

- colloqui psicologici (anamnestici e diagnostici)
- somministrazione di reattiv
i- elaborazione di una relazione finale (formulazione di un giudizio prognostico a breve e medio termine).

Gli strumenti usati sono finalizzati all'individuazione della struttura di personalità, degli stili difensivi e alla ricostruzione dello stato del soggetto anteriore alla situazione di mobbing subito, anche in riferimento a fattori eziologici concausali extra-lavorativi; all'individuazione di una vulnerabilità emotiva del soggetto e delle sue modalità relazionali antecedenti alla situazione di mobbing, in particolare nell'ambito dei contesti di gruppo.
N.B.: Nell'ambito del processo diagnostico lo psicologo dovrà prestare attenzione ai seguenti aspetti: intensità della violenza subita, tempo di esposizione, tratti di personalità.

Le possibili conclusioni diagnostiche eziologiche sono in genere:

1) presenza di disturbi/patologie preesistenti cui ricondurre tutto il quadro clinico.

2) presenza di disturbi/patologie preesistenti (predisponenti) che hanno ruolo concausale.

3) Assenza di disturbi/patologie preesistenti”.

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La vulnerabilità emotiva

Il mobbizzato presenta solitamente una personalità caratterizzata da scarsa propensione all'azione e una modalità di rispota passiva all'interno del contesto di gruppo.

Spesso viene percepito come una persona timorosa, insicura e poco spontanea, che si relaziona in modo ansiogeno con gli altri.

                                                                                                                                                 
Dott.sa Ida Lopiano