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La depressioine post-partum Un'alta percentuale di mamme manifesta, durante alcuni giorni successivi alla nascita di un figlio, sintomi di depressione che, se presenti in forma leggera e limitati a pochi giorni dopo il parto (3 o 4 giorni, fino al massimo di 15 circa), vengono considerati appartenenti ad uno stato definito "baby blues" dallo psicoanalista inglese Winnicot. Quando i lievi sintomi relativi allo stato che abbiamo precedentemente definito come baby blues diventano persistenti e duraturi, e si manifestano in modo intenso e più grave nella madre, si può parlare di depressione post partum.
I sintomi relativi alla depressione post partum possono durare anche un anno e sono in genere i seguenti: - sensazione di affaticamento Mentre lo stato di baby bues tende a scomparire naturamente e non richiede particolari attenzioi da parte dello specialista, la depressione post partum può essere affrontata in ambito medico a seconda della gravità dei sintomi manifestati. In genere gli interventi più efficaci sono la psicoterapia individuale, la partecipazione a gruppi di sostegno, l'assunzione di farmaci (ansiolitici/antidepressivi).
La psicoterapia La nascita di un figlio può infatti contribuire a riaprire "vecchie ferite" legate alla propria infanzia, e a far riemergere bisogni che la donna non ha potuto nutrire in passato (quello di essere accudita con cure ed affetto adeguati, ad esempio), e che dopo il parto riemergono in maniera intensa e in conflitto con le nuove responsabilità legate al ruolo di madre. Sarà importante allora trovare sostegno nel proprio contesto di riferimento (i partner, la famiglia di origine, gli amici...), per potersi sentire sicura di sè e pronta ad affrontare tutti i cambiamenti successivi al parto. Quando infatti la mamma non trova nel suo contesto punti di riferimento adeguati, e i suoi bisogni insoddisfatti riemergono e non trovano nutrimento, essa sperimenta rabbia, frustrazione e confitto tra desiderio di prendersi cura del proprio figlio e desiderio di sentirsi lei stessa oggetto di cure e attenzioni, di sentirsi cioè "figlia". L'ambivalenza, produce nella donna ansia, angoscia e a volte la sensazione di sentirsi "soffocata", "bloccata". E la consapevolezza di questi sentimenti può produrre sensi di colpa e non accettazione dei propri vissuti, con la conseguente ampificazione dello stato di ansia e angoscia sperimentata. Attraverso la terapia la mamma potrà riappropriarsi dell apropria identità come donna, trovando degli spazi personali per sè, per poter progettare la propria vita e sperimentarsi nei diversi ruoli per lei importanti (e non solo quello di mamma), sentendosi soddisfatta di sè. Potrà inoltre imparare a riconoscere i bisogni rimasti insoddisfatti e riemersi con la nascita del figlio, per potersene prendere cura. |
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Ida Lopiano © 2007 |