Le paure nell’infanzia: le diverse tipologie di paure, il loro contesto, i diversi significati per il bambino. Questo lavoro è stato presentato all’interno di un corso di aggiornamento rivolto ai docenti della facoltà di Psicologia di Mosca. Riassunto Presupposto teorico di riferimento è che le paure del bambino sono indicative della solidità dell’attaccamento verso le sue figure di riferimento. Il lavoro si apre con la distinzione tra paure difusive e identificabili e si focalizza di seguito sulla percezione delle famiglie rispetto alle paure manifestate dai bambini, le strategie messe in atto per affrontarle, la ricerca di possibili cause, significati e possibili soluzioni. Vengono infine prese in esame alcune strategie utili nel lavoro con i bambini e con i genitori, sottolineando i vantaggi dell’uso di una comunicazione efficace finalizzata ad accogliere piuttosto che a svalutare la paura. Le due principali categorie di paure:
- Paure diffusive
- Paure identificabili
Paure diffusive: sono poco identificabili, non hanno un nome che vi corrisponde. Pure identificabili: localizzate e circoscritte, insorgono successivamente nel processo di sviluppo (paura di sbagliare, esibirsi, parlare in pubblico, perdere qualcosa di prezioso, paura dell’insuccesso). Emozioni e sensazioni associate L’emozione della paura è correlata alla capacità di attribuire significati all’esperienza: - Senso di impotenza, insicurezza, angoscia, che mette in risalto i propri limiti - Solitudine - Bisogno di aiuto competente, accettazione rassicurazione Le strategie di coping messe in atto dalle famiglie Attorno alle paure si organizzano rituali familiari quali strategie per farvi fronte: - luci accese - accompagnamenti - controlli ripetuti L’obiettivoè quello di esorcizzare la paura, di scacciarla, come se fosse un nemico da sconfiggere con una tattica specifica. Intorno al rituale “anti panico”, il bambino sviluppa una nuova forma di attaccamento. Le paure del bambino nella percezione dei genitori - forte senso di disagio per la “timidezza espressa dal figlio (Alla sua età….!) - difficoltà a comprendere, accettare, gestire la paura - svalutazione (“niente di grave….ma da risolvere”; “passerà con la crescita”) - desiderio di comprendere il significato della paura specifica (“perché ha paura proprio del buio?”) - paura di essere la causa della paura del proprio figlio (“dipenderà da me?”) - insicurezza rispetto agli interventi educativi e difficoltà nel sostenere il bambino. - di fronte alle paure espresse dal bambino il genitore è spesso focalizzato sulla ricerca delle cause - alla ricerca del significato è solitamente associato il bisogno di autoassoluzione (nega la propria responsabilità) Il timore più grande del genitore è quello di essere la causa della paura del bambino: “non posso fare nulla per aiutarlo….”. Percepisce una sorta di fallimento di ruolo, poiché si percepisce inadeguato quale fonte di sicurezza per il bambino (“non sono all’altezza…”). La paura del bambino viene percepita come allarme della propria fragilità. Le cause attribuite dai genitori riguardo alle paure del bambino - Se stessi - La scuola - Gli eventi esterni
Se stessi: - siamo noi la causa - siamo noi che sbagliamo? - come? Perché? - cosa dobbiamo fare? - cosa c’è che non va nella nostra famiglia? - di chi è la colpa? La scuola: - E’ la scuola che sbaglia….. - Non sanno come prenderlo… - La maestra è rigida….. - Non lo gratifica… - Il lavoro è eccessivo…. - I compagni non lo accettano… - Qualcuno è aggressivo…. Gli eventi esterni: - E’ cambiato dopo la nascita del fratello, dopo un lutto o una malattia, in seguito al trasferimento ad un’altra scuola, dopo un incidente… La soluzione magica del genitore Il genitore si focalizza su: -la ricerca del significato -la scoperta delle origini (il fattore scatenante e la responsabilità associata) -la soluzione “basta spiegare al bambino le origini della sua paura perché questa scompaia” Il lavoro con i genitori - Aiutare il genitore ad accogliere, accettare, comprendere le paure del bambino piuttosto che svalutarle o negarle - Aiutare il genitore a “mettersi in discussione” come soggetto capace di fornire sicurezza e di rispondere ad una emozione negativa (la paura) con una di segno positivo: educare alla paura significa educare alla relazione ed alla comunicazione. Presupposti teorici
- Il bambino nasce in una posizione sana, OK
- genitori sani crescono bambini OK e sani (riconoscere la propria responsabilità)
- per affrontare le paure di figli è importante che i genitori siano informati e quindi consapevoli delle proprie paure
- saper riconoscere gli effetti dei messaggi inviati è importante per comunicare in modo efficace
Comunicare in modo efficace: Nel dialogo con il figlio è importante per il genitore utilizzare modalità comunicative di tipo genitoriale affettivo positivo e di tipo genitoriale normativo positivo: è importante ACCOGLIERE ANZICHE’ SVALUTARE Dal Genitore affettivo positivo: - offrire aiuto; - dare permessi, conferme e riconoscimenti; - essere empatici: saper cogliere e comprendere il mondo esperienziale del bambino e saper comunicare a quest'ultimo tale comprensione, - accettare in modo incondizionato; Dal Genitore normativo positivo: - mostrare o dire come fare bene le cose, fornire regole - fare interventi non svalutanti: identificare e interrompere transazioni che rinforzano/sostengono operazioni o comportamenti passivi (ad es.“la paura passerà quando crescerai”). Valorizzare le competenze personali, rinforzare le risorse del bambino Il lavoro con i bambini. L'obiettivo generale è quello di promuovere nel bambino la costruzione di autostima positiva e l'assunzione di strategie comportamentali utili per esprimere al genitore le proprie richieste di rassicurazione e sostegno. In particolare occorre aiutare il bambino a conoscere e comprendere propri vissuti, sensazioni, sentimenti, atteggiamenti, fantasie legate alle paure; a conoscere le emozioni, la loro funzione e il loro significato,a comunicarle al genitore imparando a individuare segni di disponibilità.(role-playng). Le paure nel bambino maltrattato. - mancanza di una paura chiaramente organizzata: paura di essere abbandonato, paura del buio, paura degli spazi aperti, paura dei rapporti interpersonali - manca un oggetto privilegiato, controllabile e comprensibile quale fonte della paura (paure diffusive) - impossibile chiedere aiuto: il bambino non ha imparato a chiedere aiuto poiché fonte di frustrazione e fonte di sicurezza coincidono.
Le paure nel bambino che assiste alla violenza in famiglia - percezione di pericolo costante - paura dell’aggressività verbale e fisica - paura dell’abbandono - angoscia per le possibili conseguenze di liti e conflitti - timore del giudizio degli altr BIBLIOGRAFIA. - Criteri di valutazione dell’abuso nell’infanzia (2002, McGraw-Hill). - L’Analisi Transazionale (Stewart, Joines, 2000, Garzanti ed.). - Ho paura (Binetti, Ferrazzoli, Flora, 1999, Ma. Gi. S.r.l. ed.). - Il bambino è competente (J. Juul, 2003,Feltrinelli ed.). - Il bambino nascosto (A. Maeìrcoli, 1993, Mondadori ed.). - Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità (L. S. Benjamin, 2003, LAS). - La pianificazione dei trattamenti in psicoterapia (Makover). - Il bambino abusato: come conoscerlo, capirlo e andargli incontro (A. Natilla, Psicologia Psicoterapia e Salute, 2004, Vol. 10, No. 3). - Un protocollo operativo per la valutazione della recuperabilità genitoriale nei casi di maltrattamento ai minori (Maria Dolores Masè, Psicologia Psicoterapia e Salute, 2002, Vol. 8, No. 3). - Abuso infantile e formazione della personalità (C. Pasqualini, Polarità, 1992, Vol. 6, No. 2). - Attenti al lupo: Abuso e sfruttamento sessuale: dalle leggi alla prassi (M. Rosso, Psicologia Psicoterapia e Salute, 2002, Vol. 8, No. 1). - Permessi e bisogni dei genitori e dei consulenti nella relazione terapeutica. (Raffaele Mastromarino, Polarità,1991, Vol. 5, No. 2). |