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 SPAZIO   PSI

 Studio di Psicologia e
 Psicoterapia - Roma

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 psicologi - psicoterapeuti

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La violenza nelle famiglie. Maltrattamento e abuso verso il minore:

quali possibilità di recupero per i  genitori?

Questo lavoro è stato presentato all’interno di un corso di aggiornamento rivolto ai docenti della Facoltà di Psicologia di  Mosca.

 Riassunto
 Il lavoro si apre con la presentazione di definizione e criteri generali relativi al concetto di maltrattamento nelle sue diverse
 manifestazioni, con particolare attenzione alla violenza perpetrata nelle famiglie e all’abuso sessuale verso il minore.
 Partendo dal presupposto che ogni forma di violenza rappresenta un attacco confusivo ai danni della personalità del bambino che
 determina gravi conseguenze nel processo di crescita, si ritiene che la responsabilità della violenza perpetrata sia sempre da
 attribuire all’adulto (quando si parla di abuso verso il minore).
 Viene effettuata una distinzione tra abuso fisico e psicologico, specificandone i sottotipi e sottolineando le caratteristiche ed i fattori
 di rischio che  identificano una famiglia maltrattante.
 In seguito vengono prese in esame le principali conseguenze che l’abuso (sessuale in particolare) produce sullo sviluppo e sulla 
 formazione della personalità del bambino, utilizzando come modelli teorici di riferimento l’Analisi Transazionale e il Modello
 Interpersonale della Benjamin.
 Viene infine riservato uno spazio per la riflessione riguardo alle possibilità di intervento sulle famiglie  maltrattanti.
 

Definizioni e criteri generali. (E. Caffo, G. Camerini)
Il maltrattamento si concretizza negli atti e carenze che turbano gravemente il bambino, attentano alla sua integrità corporea, allo sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale, e le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o le lesioni di ordine fisico e /o psichico e/o sessuale da parte di uno o più familiari.
Si manifesta attraverso una condotta attiva (percosse,atti sessuali, ipercura) o omissiva (incuria, trascuratezza, abbandono).

Ogni forma di violenza costituisce sempre un attacco confusivo e destabilizzante della personalità in formazione del  bambino ed è causa di gravi conseguenze sul processo di crescita.

La responsabilità della violenza verso il minore è sempre dell’adulto

Il danno cagionato è tanto maggiore quanto più:
•il maltrattamento resta sommerso e non viene individuato
•è ripetuto nel tempo
•la risposta di protezione alla vittima nel suo contesto familiare e sociale è ritarda o assente
•il vissuto traumatico resta non espresso o non elaborato
•è presente una forte dipendenza fisica e/o psicologica e/o sessuale tra la vittima e il soggetto maltrattante
•Il legame tra vittima e soggetto maltrattante è di tipo familiare.

Le diverse tipologie di violenza verso il bambino.
Distinguiamo 2 tipologi di maltrattamento:
A - Maltrattamento o abuso fisico
B - Maltrattamento o abuso  Psicologico

A - Maltrattamento o abuso fisico:
I genitori eseguono o permettono che si eseguano lesioni fisiche, o mettono il bambino in condizioni di rischiare lesioni fisiche.
Sulla base della gravità delle lesioni l’abuso è distinto in:
 •di grado lieve: lesioni che non necessitano di ricovero
 •di grado medio: è necessario il ricovero (ustioni, fratture, trauma cranico…)
 •di grado severo: è necessario il ricovero in rianimazione, danni neurologici, morte

B - Maltrattamento o abuso psicologico
Fa riferimento ai comportamenti attivi o omissivi giudicati psicologicamente dannosi in base a principi comuni o a indicazioni tecniche specifiche, agiti da persone che sono in “posizione di potere” rispetto al bambino.

Il maltrattamento psicologico include ogni azione e comportamento volto a anneggiare:
•La positiva percezione di se
•la percezione di essere positivamente considerato dagli altri
•la percezione di essere competente o potenzialmente competente nei necessari compiti della vita
•la percezione che l’ambiente esterno è sufficientemente responsivo
•la percezione che l’ambiente esterno è accogliente o neutrale piuttosto che ostile
•l’abilità di apprendere, attraverso emozioni negative (la paura), che ostacolano l’attenzione
•l’’abilità di identificare le proprie/altrui emozioni
•l’abilità di percepire/accogliere i bisogni altrui
•l’abilità nel creare e mantenere emozioni costruttive

La patologia della somministrazione delle cure:
Riguarda le condizioni in cui i familiari non provvedono adeguatamente ai bisogni fisici e psichici del bambino, in rapporto al momento evolutivi e all’età. Comprende tre categorie cliniche:
•incuria (trascuratezza): cure carenti
•discuria: cure fornite in modo distorto, non appropriate al momento evolutivo
•ipercura: cure fornite in eccesso (ad es. i genitori sottopongono il bambino ad accertamenti clinici inutili ed inopportuni).

I fattori di rischio: i segnali di pericolo sociale e relazionale necessari a individuare le famiglie a rischio:
•1- fattori sociali
•2- fattori relazionali da parte dei genitori
•3- patologie genitoriali
•4- cause relazionali da parte del bambino
•5- patologie del bambino

1- fattori sociali
•famiglie isolate dal contesto sociale
•difficoltà economiche e/o lavorative
•emarginazione sociale, immigrazione, cause religiose o razziali
•isolamento dalle rispettive famiglie d’origine
•condizioni abitative inadeguate per igiene o spazio
•famiglie mono parentali (ragazze madri, separazioni, divorzi)
•disoccupazione paterna

2 - Fattori relazionali da parte dei genitori
•patologie gentoriali
•conflitti nella coppia
•età dei genitori. Inversione dei ruoli genitoriali
•genitori maltrattati e/o con gravi carenze affettive
•promiscuità

3 - Patologie genitoriali
•psicosi
•disturbo borderline
•tossicodipendenza
•alcolismo
•sociopatia
•insufficienza mentale

4 - Cause relazionali da parte del bambino:
• patologia del bambino
• gravidanza e nascita
• ordine di genitura
• sesso

5 - Patologie del bambino
• patologie neonatali
• malattie croniche
• handicap fisici e/o psichici
• deficit di apprendimento
• disturbi del sonno, pianto nott. o diurno
• problemi della condotta alimentare o sfinterica
• inibizione/ipercinesia

L’abuso psicologico include gli atti del:
•rifiutare
•terrorizzare
•isolare 
•sfruttare/corrompere
•ignorare
•trascuratezza della salute fisica, mentale ed educativa

Rifiutare
include azioni verbali o non verbali volte a rifiutare e umiliare il bambino:
•sminuire, umiliare, respingere
•mortificare e/o ridicolizzare il bambino (ad es. quando mostra emozioni di angoscia     dolore…), in famiglia o pubblicamente.
•Criticare, ferire

Terrorizzare
include comportamenti che minacciano di produrre male fisico, di uccidere, di abbandonare un bambino o di esporlo a situazioni riconoscibili come pericolose:
•esporre il bambino a circostanze imprevedibili o caotiche
•esporre il bambino a situazioni pericolose
•proporre aspettative rigide o irrealistiche con minaccia di abbandono, percosse, se esse non vengono soddisfatte.
•minacciare o perpetrare violenza contro il bambino
•minacciare o perpetrare violenza contro persone oggetti amati dal bambino.

Isolare
Include gli atti che negano al bambino la possibilità di soddisfare i suoi bisogni di interagire e comunicare con coetanei o adulti in casa o fuori casa:
•imporre limitazioni irragionevoli alla libertà di movimento nel suo ambiente di vita
•imporre limitazioni irragionevoli alle interazioni sociali con coetanei o adulti nella comunità di appartenenza.

Sfruttare/corrompere
Include atti che incoraggiano a sviluppare comportamenti inappropriati (autodistruttivi, devianti, antisociali)e non adattivi:
•mostrare, consentire o incoraggiare comportamenti antisociali (prostituzione, pornografia, abuso di sostanze, violenza ai danni di altri…).
•mostrare, consentire o incoraggiare comportamenti evolutivamente inappropriati (genitorializzazione, infantilizzazione).
•incoraggiare o forzare l’abbandono di una autonomia evolutivamente appropriata attraverso un estremo coinvolgimento, l’intrusività o il dominio.
•restringere o interferire con lo sviluppo cognitivo.

Ignorare
•include gli atti che ignorano i tentativi e i bisogni del bambino di interagire (insufficiente espressione di affetto, cure), e non mostrano emozioni nell’interazione con il bambino:
•essere distaccati o freddi per incapacità o mancanza di motivazione
•interagire solo se assolutamente necessario
•insufficiente espressione di affetto, amore e cure per il bambino

Trascurare la salute fisica, mentale ed educativa
•include atti che, senza un valido motivo, ignorano o rifiutano il trattamento necessario per i bisogni del bambino:
•emozionali o comportamentali.
•di salute fisica.
•problemi o bisogni educativi.

I fattori di rischio: le personalità paterna e materna:

    * Personalità paterna:

    1- Rigido, autoritario, violento, inibisce la vita affettiva e sociale dei figli, insensibile ai sentimenti e bisogni degli altri.
    2- Dipendente e succube della moglie, maltrattato nell’infanzia, inversione dei ruoli.

    * Personalità materna:

   1- passiva, succube, vittima di maltrattamenti, rifiutata dalla famiglia d’origine, esperienze incestuose
   2- autoritaria e centrale economicamente, rifiutante della famiglia d’origine, inversione dei ruoli.

Le 3 categorie di genitori
•Violenza per ideologia (maltrattare viene percepito come una misura pedagogica, necessaria ai fini educativi)
•Violenza per controllare, dominare, procurarsi obbedienza)
•Violenza occasionale (il maltrattamento viene perpetrato solo occasionalmente ed è seguito da sensi di colpa)

L’abuso sessuale intrafamiliare: i  3 principali sottogruppi
1- abuso sessuale manifesto:
contatto fisico vittima-aggressore; sfruttamento sessuale e/o pornografia
2- abuso sessuale mascherato, che comprende:
    - pratiche genitali inconsuete (es. lavaggi dei genitali, applicazioni di creme, ispezioni ripetute)
    - abuso assistito: il bambino viene fatto assistere all’attività sessuale dei genitori o all’abuso sessuale che un genitore agisce sul 
       fratello/sorella
3- pseudoabuso: abusi dichiarati ma non concretamente consumati. (es. convinzione infondata del genitore che il figlio sia stato abusato, accusa di un coniuge verso l’altro, dichiarazione del bambino non veritiera).

Effetti dell'abuso sessuale sui minori
Le ricerche condotte negli ultimi 15 anni hanno confermato la connessione esistente tra un episodio di abuso sessuale e la presenza, nelle vittime, di una varietà di sintomi che comprendono comportamenti caratterizzati da paura, ansia, depressione, rabbia, aggressività, tentativi di suicidio, bassa autostima, atteggiamenti negativi verso futuri rapporti sessuali, senso di colpa, gravidanze non desiderate, paura per l'incolumità personale, disadattamento sociale (Wyatt & al., 1992).

Le differenze di genere
Nei ragazzi vengono molto spesso osservati comportamenti di tipo aggressivo tendenza a sviluppare interesse sessuale verso i bambini (fantasie sessuali) (Gomes-Schwartz & al, 1990).
Nelle ragazze si osservano più spesso comportamenti caratterizzati da atteggiamenti depressivi.(Conte & al, 1986).
I risultati ottenuti hanno rilevato più somiglianze che differenze tra i due sessi, infatti, gli studi condotti a breve distanza dalla scoperta dell'abuso, mostrano gli stessi sintomi da stress sia nei ragazzi che nelle ragazze:
   - paura, sintomi post-traumatici
   - difficoltà di dormire e confusione
   - depressione, problemi di insonnia,  
   - bassa autostima, idee suicide, uso di droghe e problemi sessuali

Problemi metodologici
   - Mettere a punto delle metodologie di ricerca valide (Briere, 1992).
   - Negli studi sull'abuso la maggior parte delle ricerche si basa quasi interamente sui ricordi di eventi passati del soggetto.

I contributi dell’Analisi Transazionale: La formazione degli stati dell'io negli adulti che sono stati gravemente maltrattati o abusati nell’infanzia.

Lo stato dell’ io Genitore:
•Si forma un GN-, che la persona sente come un mostro, una grande potenza, che perseguita il B con messaggi del tipo “Sei malvagio”..
•Non si sviluppa a sufficienza un GN+, per cui la persona non ha direzione per il proprio agire. Non si sviluppa a sufficienza un G protettivo.
•Il G contiene il permesso di agire la violenza fisica e sessuale.
•Il G contiene di frequente messaggi che svalutano la sessualità.

Lo stato dell’ io Adulto
•A è poco energizzato.
•da bambino la persona ha cercato di trovare un senso in ciò che viveva
•da adulto tiene sotto controllo le intenzioni di tutti quelli che ha intorno
•Il pensiero è disfunzionale perché:
     - il bambino ha dovuto “imparare a non capire”, dovendo dare una spiegazione falsa a ciò che viveva
     - avendo concluso “è colpa mia ciò che mi fanno” ha rinforzato la tendenza al pensiero magico “tutto dipende da me”
     - essendo entrato in un patto simbiotico con più membri adulti della famiglia, ha rinforzato la propria grandiosità
     - Gli adulti abusanti hanno proibito al bambino di pensare. Gli adulti che non hanno impedito che l’abuso avvenisse gli hanno
        mostrato come non pensare.

Lo stato dell’ io Bambino.
•Il B vive un sentimento di indegnità (si sente non umano, o una cosa o demoniaco) e decide (Copione):
    - di riparare alla propria colpa, prendendosi cura degli altri
    - di ritirarsi socialmente, per non fare del male. Vive un sentimento di rabbia, che considera una ulteriore prova delle sue
       indegnità, dato che non può pensare con chiarezza allo stimolo subito per cui sente rabbia e decide:
       *di inibirla a) con conseguente paura, conscia o inconscia, di perdere il controllo b) con eventuali acting out
       *di retrofletterla:
                 a) mettendola al servizio del G persecutorio
                 b) danneggiandosi fisicamente (si boicotta).

Abuso infantile e formazione della personalità: il modello della Benjamin (1996).
•L’abuso sui bambini e il maltrattamento viene esercitato in una condizione di “grande divario di potere e possibilità di ricatto”. Il bambino ha bisogno dell’adulto per sopravvivere fisicamente e psicologicamente
•L'adulto abusante è l'unica persona che ha anche cura di lui (teme di perdere affetto e protezione: accetta in silenzio o protegge il genitore)
•La struttura interpersonale delle prime esperienze contribuisce a dare forma alla struttura degli stili interpersonali dell’adulto

Abuso e Disturbo Borderline
•Nella ricostruzione della storia evolutiva di pazienti con dist. Borderline di personalità la B. ha riscontrato la presenza di episodi di violenza intrafamiliare
•L’ipotesi è che ogni esperienza evolutiva di grave maltrattamento o abuso concorre nello strutturare stili di comportamento connessi alle esperienze vissute. Così le esperienze di abuso subite possono essere messi in relazione e spiegare alcuni sintomi del borderline elencati nel dsm IV

Il bambino abusato diventa un genitore abusante?
Un genitore incompetente nell’accudire e violento verso i figli produrrà con alta probabilità adulti altrettanto violenti e con scarsa capacità di regolazione del comportamento e di comprensione dei propri e altrui stati emotivi (ad es. intolleranti e irritabili al pianto o al sorriso del bambino..). il rapporto è pertanto di probabilità, non di determinismo

La valutazione della recuperabilità genitoriale nei casi di maltrattamento ai minori:la fase di in-take
•Obiettivi: valutare le capacità genitoriali, accettare la responsabilità personale, promuovere un cambiamento.
•Si arriva a dire se il paziente è agganciabile - trattabile nella relazione con quello psicoterapeuta, se è capace di ricevere un trattamento che gli permette di smettere di maltrattare

Criteri relativi alla competenza e recuperabilità genitoriale
•ricostruzione della storia individuale del genitore
•ricostruzione della storia di coppia.
•ricostruzione della dinamica familiare
•ricostruzione della loro storia come genitori e dell'anamnesi del minore
•precedenti rapporti con i Servizi Sociali
•atteggiamento verso l’attuale consultazione 
•interazione reale genitore  figlio
•incontri con il figlio
•criteri valutativi desumibili dalle restituzioni al genitore
•confronto con i membri della famiglia di origine
•criteri valutativi desumibili dal rimando relativo ai figli

Il lavoro clinico con i genitori secondo il modello A.T.
•La contrattazione (A-A) in positivo:  “esprimere bisogni anziché non maltrattare..”
•La pianificazione del trattamento
•Il lavoro sugli Stati dell’Io

Gli obiettivi
•1. Accettare la responsabilità (piuttosto che la colpa) dei maltrattamenti o abuso perpetrati verso il figlio
•2. Esprimere rimorso e senso di colpa
•3. Accettare aiuto per se e per gli altri membri della famiglia
•4. Ridurre l’isolamento sociale
•5. Incoraggiare la collaborazione della coppia genitoriale nell’affrontare e gestire le dinamiche familiari legate alla situazione
     dell’abuso.
•6. Lavorare sugli S. dell’io (Egogramma)
•7. Stabilire nuovi e più adeguati legami con I propri figli

 

BIBLIOGRAFIA
-  Criteri di valutazione dell’abuso nell’infanzia (2002, McGraw-Hill)
-  L’Analisi Transazionale (Stewart, Joines, 2000, Garzanti ed.).
-  Ho paura (Binetti, Ferrazzoli, Flora, 1999, Ma. Gi. S.r.l. ed.).
-  Il bambino è competente(J. Juul, 2003,Feltrinelli ed.)
-  Il bambino nascosto (A. Maeìrcoli, 1993, Mondadori ed.)
-  Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità (L. S. Benjamin, 2003, LAS)
-  La pianificazione dei trattamenti in psicoterapia (Makover)
-  Il bambino abusato: come conoscerlo, capirlo e andargli incontro (A. Natilla, Psicologia Psicoterapia e Salute, 2004, Vol. 10,
    No. 3)
-  Un protocollo operativo per la valutazione della recuperabilità genitoriale nei casi di maltrattamento ai minori (Maria Dolores
    Masè, Psicologia Psicoterapia e Salute, 2002, Vol. 8, No. 3)
-  Abuso infantile e formazione della personalità (C. Pasqualini, Polarità, 1992, Vol. 6, No. 2)
-  Attenti al lupo: Abuso e sfruttamento sessuale: dalle leggi alla prassi (M. Rosso, Psicologia Psicoterapia e Salute, 2002, Vol. 8,
    No. 1)
-  Permessi e bisogni dei genitori e dei consulenti nella relazione terapeutica     (Raffaele Mastromarino, Polarità,1991, Vol. 5, No.
    2).

Ida Lopiano © 2007