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LA RELAZIONE TERAPEUTICA Di seguito esporrò brevemente la mia personale concezione della relazione terapeutica, integrandola con i modelli di alcuni autori. Il significato attribuito alla relazione terapeutica cambia in base all’orientamento teorico specifico cui si fa riferimento. Con tale termine intendo personalmente il rapporto terapeuta-cliente, all’interno di un contesto definito da regole e ruoli diversificati, che comprende diversi aspetti. In primo luogo ritengo essenziale considerare la relazione terapeutica come una relazione reale tra due persone che interagiscono in uno spazio condiviso. A tale proposito Tosi (1991), sottolinea come, oltre alle dinamiche transferali e ad elementi di tipo proiettivo, il rapporto tra terapeuta e paziente va considerato una “relazione reale”, che si svolge nel qui ed ora. E’ dunque in prima istanza un rapporto tra due individui che si impegnano, ciascuno con il proprio ruolo e competenza specifica, a lavorare per un obiettivo comune. Personalmente condivido i principi di base dell’Analisi Transazionale, secondo i quali è fondamentale che terapeuta e cliente partecipino in modo attivo e responsabile al processo terapeutico, all’interno di una relazione paritaria. Tuttavia, data la complessità e le molte sfaccettature che il termine relazione terapeutica presenta, è sicuramente riduttivo attribuire ad essa esclusivamente il significato di rapporto reale tra due persone. Occorre infatti considerare i molteplici aspetti e livelli di interazione, per utilizzare tale consapevolezza come strumento che facilita la relazione stessa. Un primo aspetto da considerare fa riferimento ai concetti di transfert e controtransfert. Tosi (1994) sottolinea come l’analisi delle dinamiche transferali e controtransferali rappresenta un valido strumento da usare all’interno del processo terapeutico, per riconoscere le reazioni e l’impatto emotivo che il paziente ha su di noi, oltre che per individuare modelli di relazione che egli mette in atto. All’interno dell’Analisi Transazionale la relazione transferale viene considerata come uno degli aspetti della relazione terapeutica. Berne (1961), ha fornito diversi contributi rispetto all’analisi delle dinamiche transferali, compiendo una distinzione tra “transazioni di transfert” e “transazioni non transferali” in riferimento alle transazioni tra terapeuta e cliente. Con il termine transazioni transferali l’autore intende un “tipo particolare di transazione incrociata”, in cui il cliente, a partire da uno stimolo di tipo Adulto-Adulto ricevuto, risponde da uno Stato dell’Io Bambino in direzione dello Stato dell’Io Genitore dell’emittente. Successivamente il concetto di transfert viene ampliato e definito non solo rispetto ai singoli atti comunicativi della persona in un determinato momento, ma anche come “processo in cui si prende spunto da qualcosa che accade nel presente per dare corso e realizzare un piano di vita deciso nel passato” (Lucarini, 1993). Risulta evidente, in base a questa ottica, come l’analisi del transfert, sia in termini di modelli di relazione riproposti che di transazioni all’interno dello scambio comunicativo terapeuta-paziente, può rappresentare un valido punto di riferimento e fonte di informazioni sul cliente. A tale proposito la Clarkson (1991), sottolinea come l’analisi del transfert fornisce informazioni sulla problematica del paziente e sull’efficacia della terapia. Viene infatti definito dall’autrice come “un modello anticipatorio” messo in atto nella situazione attuale, come riproposizione di modelli relazionali passati, a prescindere dalla specificità del contesto e della persona con la quale si interagisce. Se dunque l’intensità del transfert da indicazioni sulla gravità della patologia del paziente, la capacità di stare nella relazione attuale piuttosto che anticiparla a partire dal proprio copione, può rappresentare secondo la Clarkson un indice di efficacia della del processo terapeutico. Sulla base di tale concettualizzazione l’autrice propone una mappa in cui distingue transfert e controtransfert proattivi o reattivi, quale utile strumento per comprendere cosa stia avvenendo, in termini di relazione terapeutica, in situazioni difficili o di stallo. Un altro elemento che ritengo fondamentale quale aspetto da considerare all’interno del concetto di relazione terapeutica è l’alleanza. Tosi (1991), distingue all’interno di tale termine, una “alleanza razionale”, intesa come alleanza Adulto-Adulto nel lavoro finalizzato ad un obiettivo comune; e un’alleanza irrazionale, basata su aspettative magiche di cambiamento. Novellino (1998), parla invece di “livello psicologico” e “livello sociale” rispetto all’alleanza, riferendosi rispettivamente ad un livello implicito o esplicito delle transazioni. Personalmente ritengo essenziale prendere in considerazione, nel dare significato al concetto di relazione terapeutica, tutti gli aspetti citati: il concetto di relazione reale all’interno di un setting definito da ruoli e regole concordate, le dinamiche transferali e l’alleanza terapeuta-paziente. Sebbene all’interno del mio lavoro clinico di terapie brevi tendo a non stimolare il transfert in modo attivo, tenendo conto dei limiti definiti in termini di spazi e tempi rispetto al setting, ritengo molto utile prendere in esame le dinamiche transferali e controtransferali alla luce del processo terapeutico. L’analisi del transfert può, a mio avviso, rappresentare un efficace strumento nel trattamento di alcuni pazienti che presentano problematiche di tipo ralazionale. L’analisi del controtransfert mi permette di fare ipotesi sul cliente, sulla base dell’impatto emotivo che egli ha su di me. Tale informazione, tuttavia, può essere utilizzata solo se confrontata con le informazioni disponibili rispetto alla persona che ho di fronte e contestualizzata all’interno della sua storia relazionale. Dott.ssa Ida Lopiano |
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