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 SPAZIO   PSI

 Studio di Psicologia e
 Psicoterapia - Roma

 Dott.ssa Ida Lopiano e
 dott. Arturo Mona,
 psicologi - psicoterapeuti

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Disturbi dell'attenzione e dell'impulsività nell'infanzia e nella adolescenza.
Strategie educative per i genitori

La nostra generazione è estremamente fortunata: siamo vissuti a cavallo di trasformazioni senza uguali nella storia umana: personal computer, telefonini e internet hanno trasformato la nostra vita. Tutto ciò che ci è intorno, oggi è più veloce, immediato e sintetico. Dai film ai libri, dalle notizie del telegiornale alle campagne elettorali.
'Non farmi pensare', 'Don't make me think'. Questo è il geniale titolo di un libro di Steve Krug (2000) che dà brillanti consigli su come costruire una buona pagina web per un sito internet: la cosa principale è che il visitatore non deve faticare per capire di cosa si tratta; tutto deve essere immediato e visibile. Una pagina web efficace deve essere più simile a un cartellone pubblicitario su una strada a scorrimento veloce piuttosto che ad un romanzo d'autore.
La maggior parte delle cose che ci circondano seguono questa logica: accattivanti, immediate ed evidenti. Film e libri del terzo millennio hanno ritmi più veloci, immediati e accattivanti di quelli del secolo scorso, decisamente più lenti, verbosi, noiosi, ridondanti e pieni di dettagli superflui.
Chi ha avuto in tutti questi anni modo di lavorare con bambini e ragazzi sa che i giovani sono sempre più svegli e rapidi nel capire il funzionamento delle cose e nella velocità con cui affrontano ed elaborano le esperienze delle vita; allo stesso tempo nelle nuove generazioni sono sempre più frequenti difficoltà di attenzione e concentrazione, tendenza all'impulsività, difficoltà nella comprensione ed espressione delle proprie ed altrui emozioni, scarsa valutazione del significato e delle conseguenze delle proprie azioni. Basti pensare ai drammaticamente numerosi episodi di cronaca di adolescenti che commettono episodi di violenza con una sconsideratezza e con una leggerezza sconcertanti (come i giovani di Mazzara del Vallo che dopo aver confessato il brutale omicidio di una propria coetanea hanno beatamente chiesto se potevano finalmente ritornare alle proprie case).
Cosa possiamo fare noi come genitori e come educatori? Come contrastare gli 'effetti collaterali' dei preziosi progressi tecnologici della nostra epoca? Queste che seguono sono alcune semplici ma efficaci strategie.
Elogio della lentezza: ritagliare dei momenti nella giornata in cui, insieme con i nostri figli, poter fare le cose in maniera distesa e non frenetica, cercando di tutelarli dalla velocità e dalla fretta che la vita comunque gli imporrà da sola (non c'è bisogno che noi ci aggiungiamo la nostra parte).
Commentare e discutere: per esempio dopo aver visto un film prendersi del tempo per commentare e fare domande ai propri figli: che ne pensi? Ti è mai capitato di sentirti così? Tu che avresti fatto al suo posto? Secondo te perché quel personaggio si è comportato così? A chi pensi di somigliare di più? Perché? Etc. etc.
Leggere. Leggere insieme. Leggere per loro delle cose: dalle favole per i più piccoli, ai libri per ragazzi, dalle notizie di cronaca alle notizie di calciomercato della propria squadra del cuore. Leggere piuttosto che guardare: le immagini sono preziose perché incisive, sintetiche ed emblematiche, ma non stimolano l'analisi, la riflessione, l'immaginazione e la fantasia. Dato che al giorno d'oggi leggere è il meno accattivante dei passatempi, non ci aspettiamo che basti regalare 'I ragazzi della via Pal' o 'Il pianeta degli alberi di natale' perché ai nostri figli venga voglia di leggerli. Se per noi è importante, troviamo il tempo per leggere insieme.
Parlare tanto. I nostri figli non avranno problemi ad essere sintetici: sono 'geneticamente mutati' verso la comunicazione sintetica e telegrafica degli sms e delle chat. Forniamo noi in primo luogo un esempio e parliamo, raccontiamo, spieghiamo come ci fanno sentire le cose che ci succedono e cosa abbiamo pensato quando ciò è accaduto. Noi da piccoli lo abbiamo fatto spontaneamente solo perché erano altri tempi. Se vogliamo riflessività, consapevolezza e coscienza di sé dai nostri figli, dobbiamo essere esempio e stimolo, con i fatti (e non con frasi del tipo 'alla tua età io facevo questo, dicevo quello e capivo quest'altro': noi eravamo avvantaggiati).
Ascoltare tanto. Riconoscere l'importanza di quello che ci viene raccontato: per quanto insignificante possa apparire ai nostri occhi adulti, se i nostri ragazzi lo hanno raccontato è perché per loro non è poi così insignificante. Allo stesso modo è importante fare domande per aiutare i nostri figli a raccontare e a raccontarsi. Domande però e non interrogatori, verifiche o interrogazioni: domande su come si è sentito, su cosa ne pensa adesso; quello che non serve assolutamente è chiedere cosa ne pensa per poi dimostrargli che si sbaglia, che ci avrebbe dovuti ascoltare, che deve crescere ancora e che così lui/lei non va bene.

                                                                                                               
© Arturo Mona – lunedì 10 novembre 2008

Ida Lopiano © 2007