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Bullismo: ancora violenza nella cronaca quotidiana. Sono sempre più numerosi gli episodi di bullismo nella cronaca che ci portano a riflettere su questo fenomeno collettivo. Mentre il primo agisce direttamente sulla vittima con atteggiamenti aggressivi e prepotenti e con l’obiettivo di dominare chi è più debole (e spesso non è in grado di difendersi), il “bullo gregario”, più ansioso e insicuro, aiuta e sostiene il bullo dominante, alla ricerca della propria identità e auto-affermazione all’interno del gruppo. Per inquadrare il fenomeno del bullismo occorre prendere in considerazione diversi aspetti: Il secondo aspetto riguarda il ruolo del contesto socio culturale: il “bullo” è frutto di una società fondata sulla sopraffazione, che persegue modelli di forza e potere e distingue gli individui in forti e deboli, vincenti e perdenti. L’affermazione di sé all’interno del gruppo attraverso l’uso della forza non assume solo una connotazione negativa, ma rappresenta spesso un modello “positivo” e “vincente” da emulare. Questo avviene soprattutto all’interno del contesto degli adolescenti, dove l’uso della violenza rappresenta un comportamento a servizio dell’autorealizzazione e dell’affermazione di sé all’interno del gruppo dei pari e il bisogno di assertività si confonde con aggressività e prevaricazione. Cosa fare? Sicuramente la famiglia e la scuola assumono un ruolo determinante nel fornire al bambino-adolescente un modello educativo autorevole piuttosto che autoritario e punitivo o permissivo e senza limiti. E’ all’interno di questi contesti che il bambino può sviluppare competenze pro-sociali quali assertività e capacità di gestire l’aggressività in modo efficace; fiducia in sé e tolleranza alle frustrazioni, all’interno di un clima di valorizzazione delle qualità personali piuttosto che di svalutazione e punizione.
Dott.ssa Ida Lopiano
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Ida Lopiano © 2007 |